Family Business per la PMI italiana

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La regolarizzazione fiscale: preludio al riavvicinamento della finanza all’economia in una dimensione transfrontaliera?

Per taluni potrebbe sembrare anacronistico in questo momento di «filtro pandemico» delle frontiere, con la conseguente tentazione di ripiegamento su se stessi in «ridotti nazionali» di triste ricordo, parlare di sviluppo di attività transfrontaliere. Ciononostante, aldilà di puntuali contingenze esterne, la forza delle dinamiche economiche e finanziarie, a termine, hanno da sempre trovato la via, a volte tortuosa, per superare le rigidità politico-regolamentari.
In questo ordine d’idee, l’ambito finanziario elvetico, nei suoi rapporti con il mondo in generale, e quello ticinese, nelle sue relazioni con la vicina Penisola, in particolare, stanno vivendo un paradosso. La volontà, o meglio la necessità, di vari Paesi, soprattutto quelli indebitati, di far rientrare nella loro orbita economica i patrimoni non dichiarati dei propri residenti attraverso la loro regolarizzazione fiscale, stimola il riavvicinamento della finanza all’economia.
Per il nostro Cantone, questo si traduce in una spinta nell’interazione fra il suo sistema bancario e parabancario con quello delle aziende del Nord Italia. Infatti, l’introduzione dello scambio automatico d’informazioni per quei patrimoni, e sono la maggior parte, che trovano soddisfazione, e soprattutto risposta, ai loro fabbisogni nella swissness, comporta (finalmente) poter integrare nella gestione anche le proprietà radicate nel territorio di loro provenienza: le aziende, in particolare quelle a controllo familiare.

Il significato? Il completamento del passaggio da una mera gestione finanziaria che ha fatto la fortuna del sistema (para)bancario del Canton Ticino, e non solo, a un vero wealth management, termine forse troppo utilizzato nel passato unicamente come evoluzione lessicale del classico private banking. Una svolta accompagnata da una sfida; quella che sta vivendo in questi ultimi anni la piazza ticinese, che da asettica offshore ritorna a intrecciarsi con le attività produttive attraverso le proprietà dei suoi clienti. La ricchezza della piazza finanziaria ticinese non è tanto il patrimonio di questi ultimi, bensì i loro bisogni. Quello che può sembrare un’ovvietà, in un momento di cambiamento epocale come quello attuale, diviene dunque un’opportunità.

In questa dimensione, in particolare alla famiglia imprenditrice italiana da tempo presente sulla piazza ticinese con il suo patrimonio, può essere proposta una gestione olistica, in una logica di family business, con l’integrazione delle proprietà aziendali come ulteriori asset, aumentando così la gestione in efficienza e in efficacia. Non solo; la caduta dello steccato fra ricchezza mobiliare e proprietà aziendali con la separazione fra le attività, per le prime (in Svizzera) e per le seconde (in Italia), permette lo sviluppo e l’offerta integrata di ulteriori servizi quali alcuni tra quelli accessori o quelli per l’internazionalizzazione delle imprese, oltre alla consulenza alla famiglia, come la gestione del patrimonio immobiliare o la pianificazione e l’ottimizzazione del passaggio generazionale.

L’insieme stimola, e richiede, la rivisitazione del modello di sviluppo della piazza finanziaria ticinese. Un cambiamento di approccio che consideri non solo il risultato finanziario delle attività, ma anche le modalità della loro generazione, grazie a prodotti e servizi innovativi, considerando anche le leve fornite dallo sviluppo tecnologico. Dinamica questa che interpella due dimensioni: quella del sistema nel suo complesso, con la stretta collaborazione fra attori in conglomerati finanziari e quella della formazione, che non deve avere come obiettivo unicamente l’acquisizione di nuove competenze, bensì lo stimolo alla riflessione e soprattutto al cambiamento della forma mentis, fondamentale in un momento di discontinuità, e di rivolgimento paradigmatico, come quello odierno.

A mo’ di conclusione, si addicono bene gli obiettivi del progetto in corso «La piazza finanziaria ticinese e l’economia del Nord Italia. Stimoli all’integrazione territoriale in ottica transfrontaliera» sviluppato nel quadro di Interreg dal Centro Studi Villa Negroni in collaborazione con l’Università dell’Insubria: stimolare il cambiamento di approccio, verificare nuove modalità operative, studiare prodotti e servizi innovativi, grazie anche a programmi formativi che preparano a nuove funzioni finanziarie, preludio all’introduzione di nuove figure professionali.

A cura di:

René Chopard

già Direttore del Centro Studi Villa Negroni

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