Dalla muraglia cinese ai muretti a secco delle valli ticinesi; dalla cortina di ferro dell’Europa orientale alle reti metalliche (le cosiddette “ramine”) delle proprietà di casa nostra; dalle staccionate degli agricoltori del Far West
americano alle recinzioni elettriche degli allevatori del Piano di Magadino: da sempre e in ogni dove, l’uomo ha disegnato confini per proteggere, ostacolare, delimitare. Suddivisioni dello spazio, che nel tempo e in taluni
casi, hanno avuto impatti socio-psicologici (alimentando l’identitarismo esclusivo) ed economiche (stimolando il protezionismo). In questo modo, vengono negati gli effetti benefici della contaminazione culturale, della sintesi fra sistemi produttivi, del valore aggiunto dell’integrazione economica. Ma anche le situazioni più inamovibili e consolidate hanno la loro fragilità e un momento di rottura (il punto di biforcazione di Ilya Prigogine). Uno su tutti: la caduta del muro di Berlino l’8 novembre 1989.
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