Grazie a una formazione bancaria nell’ambito della gestione di patrimoni presso un grande istituto bancario, dal 2008 Ivan Caiola decide di intraprendere un nuovo percorso professionale dedicato alla consulenza per la clientela di Private Banking. Oggi è Responsabile del team di Private Banking a Chiasso della Succursale di BPS Suisse SA e per approfondire le tematiche nell’ambito della Finanza sostenibile decide di partecipare al “Fit for Sustainable Finance”.
La Commissione europea definisce sostenibile “la finanza che tiene nella giusta considerazione fattori ambientali e sociali nel processo decisionale di investimento, grazie anche a una adeguata governance delle istituzioni pubbliche e private”. Che ruolo gioca la finanza a supporto dello sviluppo sostenibile?
E’ evidente che la finanza rappresenta un ruolo fondamentale nel contesto dello sviluppo sostenibile mondiale. Se analizzassimo i grafici dell’evoluzione degli investimenti finanziari degli ultimi anni, infatti, ci accorgeremmo che la crescita degli investimenti sostenibile è esponenzialmente aumentata anno dopo anno. L’unica eccezione è riservata all’anno 2022, dove è stata rilevata una flessione negativa determinata dall’andamento dei mercati azionari e obbligazionari operanti a livello mondiale.
Con l’adesione della Svizzera all’agenda 2030[1], che ricordiamo programma 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile, è evidente che il tema della sostenibilità a livello aziendale e finanziario è sempre più sensibile agli occhi degli operatori economici.
A livello imprenditoriale, il ruolo della finanza in termini di crediti è quello di garantire lo sviluppo aziendale al fine di creare un ambiente organico e sano, nel quale l’apprendimento dei capisaldi della sostenibilità facilita lo sviluppo delle competenze ESG. Seguendo questo approccio, nel corso degli ultimi anni, notiamo come i manager aziendali hanno acquisito sempre più maggiore consapevolezza del valore sociale della sostenibilità. E se da una parte le aziende promuovono una sensibilizzazione nei confronti delle tematiche sostenibili, dall’altra gli istituti finanziari si stanno gradualmente dedicando ad analisi sempre più accurate del livello ESG delle aziende.
Per rispondere alla sua domanda, quindi, potrei dire che gli istituti finanziari hanno due ruoli fondamentali nel nuovo contesto ESG che tendono ad assumere un ruolo sempre più centrale e in pieno sviluppo. In primis devono impegnarsi a finanziare in ambito commerciale i progetti con crediti considerati green, privilegiando chi ha una particolare attenzione ESG e una maggiore consapevolezza ambientale e sociale. Anche gli istituiti di credito, per esempio, hanno introdotto i criteri ESG: gli oggetti da finanziare, sia essi nuove costruzioni sia ristrutturazioni di oggetti esistenti, considerano e quantificano gli effetti di sostenibilità per l’erogazione del credito. In secondo luogo gli istituti finanziari hanno il compito di fornire prodotti d’investimento ESG con una gamma diversificata di prodotti per le varie asset allocation contribuendo alla diversificazione del portafoglio.
Oggi cosa significa richiedere un investimento sostenibile? Come stanno cambiando gli interessi a riguardo?
Ritengo che il quadro sociale e legale è in continua evoluzione. Nel corso degli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito ad un aumento considerevole delle richieste di clienti in merito agli investimenti sostenibili, in parallelo inevitabilmente anche tutti gli operatori finanziari, istituti di crediti e gestori di patrimoni hanno aumentato le loro competenze in ambito ESG. Ricco di input per uniformarsi alla normativa vigente in tema ESG, è certamente “Direttive per i fornitori di servizi finanziari in materia di inclusione delle preferenze e dei rischi ESG nelle attività di consulenza in investimenti e di gestione patrimoniale”, firmato da Swiss Banking nel giugno 2022. Con l’intento di apportare un contributo alla sostenibilità in conformità alle linee guida del Consiglio federale (rapporto del 24 giugno 2020), il testo espone gli strumenti “per disciplinare e instaurare un clima di trasparenza in materia ESG nei confronti dei clienti per le attività di consulenza in investimenti e gestione patrimoniale, per tenere in considerazione le preferenze ESG da parte degli investitori attraverso uno standard minimo che consideri le preferenze degli investitori”.
In sostanza i consulenti devono eseguire un processo di profilazione ESG con i propri clienti, informandoli degli eventuali rischi e garantendo le preferenze d’idoneità. Essenziale è anche saper monitorare regolarmente la conformità della performance dei prodotti.
E’ evidente che nonostante stiamo vivendo il passaggio da una finanza tradizionale a una finanza sostenibile, restano vivi alcuni attriti derivanti dal cosiddetto ecosistema dell’informazione. Quali sono i principali ostacoli allo sviluppo della finanza sostenibile?
Il cambiamento comporta sempre un periodo di destabilizzazione per ottenere un nuovo equilibrio. Abbiamo assistito e stiamo tutt’ora assistendo ad un interesse crescente da parte di tutti gli attori coinvolti, sia economici sia politici, all’interno di un quadro internazionale particolarmente sensibile alle tematiche ESG. Tuttavia riscontriamo ancora aspetti che potrebbero essere migliorati per aiutare ad aumentare la comprensione della tematica ESG per le aziende e per gli istituti finanziari. Penso alla poca uniformità nel sistema di rating ESG delle aziende. Le compagnie di rating infatti realizzano report per le aziende, le quali a loro volta si rivolgono ad altre agenzie per le medesime analisi, creando quindi opinioni divergenti e talvolta contrastanti. Sarebbe dunque necessario uniformare i rating a livello internazionale per creare meno confusione agli operatori e agli investitori. Un altro esempio è sicuramente la convinzione da parte di alcuni investitori che l’investimento sostenibile comporti un valore di rischio finanziario maggiore, dovuto a un pregiudizio comune condiviso da tanti e al tempo stesso difficile da dissolvere.
Parliamo di Green FinTech. Ci vuole dare un suo punto di vista a riguardo?
Parto con la definizione di tecnofinanza sostenibile, ovvero le innovazioni tecnologiche, applicate a tutti i tipi di processi e prodotti finanziari che in maniera consapevole perseguono obiettivi di sostenibilità o la riduzione dei rischi che incombono su quest’ultima.
Secondo il “Sondaggio Green Fintech 2020”, la Svizzera ha riconosciuto il potenziale delle tecnologie digitali utilizzate nell’ambito della finanza sostenibile e, in questo ambito, l’Esecutivo intende strutturare il quadro normativo in modo tale che la competitività della piazza finanziaria svizzera ne risulti costantemente migliorata e il settore finanziario possa contribuire efficacemente alla sostenibilità, così come promossa dall’Agenda 2030 dell’ONU.
Oggi le banche svizzere amministrano circa il 27% del patrimonio mondiale gestito oltre confine. La gestione patrimoniale è in questa fase oggetto di passaggio generazionale, dove gli eredi diventati adulti tendono a orientarsi sempre più verso soluzioni sostenibili e digitali.
Appurato che lo sviluppo digitale e la sensibilità alle tematiche green è particolarmente sensibile, quali sono i suoi effettivi limiti? Fino a che punto può spingersi?
Come introdotto nelle domande precedenti, il quadro normativo negli ultimi anni è evoluto. Infatti nell’autunno 2021 il Consiglio Federale ha adottato misure volte ad aumentare la trasparenza dei prodotti finanziari ed evitare il Greenwashing, termine con il quale si intendono le pratiche utilizzate per ingannare o indurre in errore il cliente in merito alle caratteristiche di sostenibilità di un prodotto finanziario.
[1] Si veda, a tal proposito, “L’agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile”, https://www.eda.admin.ch/agenda2030/it/home.html